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Paola Pittalis

Hanno voce i silenzi per l'anima che muta ascolta

Cenni biografici
Paola Pittalis nasce a Usini, un paesino della Sardegna. Sposata e madre di 3 figli, la sua vita viene travolta da un gravissimo lutto che la segnerà per sempre, quando il suo primo figlio Paolo muore per un tumore cerebrale ... (continua)


La sua poesia preferita:
Ho provato a guardare dentro ai tuoi occhi
Ho provato a guardare
dentro ai tuoi occhi,
ho provato a guardare
coi tuoi occhi,
ho visto colori sbiaditi
dalla finestra
e foglie che volavano
senza meta.
Mi sono sentita ingessata
come te
in un corpo scarno
ormai estraneo
colmo di buchi e...  leggi...

Nell'albo d'oro:
Lo stesso vestito
Cara amica mia
l’ho sentito il tuo dolore
trapassarmi il fianco
e fermarsi nello stomaco
come una lancia...  leggi...

Se un giorno
Se un giorno
io non sarò più io e la mia mente
vagherà assente, senza più emozioni
né ricordi nella memoria da raccontare,

se un giorno
i miei occhi guarderanno senza vedere
chi ho amato
e tutto mi parrà estraneo,

se un giorno
le mie parole...  leggi...

Inseguo ancora le tue orme
I tuoi piedini nudi
di corsa sulla sabbia
a chi prima si fa il bagno,
io ti rincorrevo
e tu ridevi,
e allora alti gli spruzzi
e le tue grida di gioia
arrivavano fino al cielo
fino a toccare il sole.
Non bagnarmi che l’acqua è fredda,
poi mi...  leggi...

Le tue rughe
Quanto mi sono care
le tue rughe:
quella a lato degli occhi
ad addolcire il tuo sguardo,
quella che ti segna
aggrottando...  leggi...

Di te rimane
Non ho più lacrime da versare
in questo tempo, che lento
scandisce le ore,
né ricordi da custodire
nella...  leggi...

Perduti
Erano i silenzi
a parlare,
e gli sguardi
velati di desiderio
a dire quelle parole
cucite sulle labbra.
Erano le...  leggi...

Ti aspetto
Se mi cercherai
io sarò lì
come ogni sera
ad aspettarti,
e non importa
quanto tempo è passato
io...  leggi...

Ho dormito con te stanotte
Ho dormito con te
stanotte
avvinghiata fra le tue braccia
riscaldandomi col tuo calore.
Ho appoggiato la mia testa
sul...  leggi...

Ceneri
Rimangono per terra
eppure il vento
non riesce a portarle via,
son le ceneri dei grandi amori
che mai si...  leggi...

Paola Pittalis
 Le sue poesie

La sua poesia preferita:
 
Ho provato a guardare dentro ai tuoi occhi (20/11/2014)

La prima poesia pubblicata:
 
Ceneri (16/07/2012)

L'ultima poesia pubblicata:
 
Dammi il tuo dolore (26/04/2023)

Paola Pittalis vi consiglia:
 Ti cerco (26/02/2013)
 Nel mio sogno (26/11/2012)
 Come fossili (21/06/2014)
 Lo stesso vestito (17/07/2014)
 Ho provato a guardare dentro ai tuoi occhi (20/11/2014)

La poesia più letta:
 
Ho dormito con te stanotte (06/08/2012, 16390 letture)

Paola Pittalis ha 9 poesie nell'Albo d'oro.

Leggi la biografia di Paola Pittalis!

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Fuori dalle righe

Biografie e Diari

Fuori dalle righe

La mia non è stata un’ infanzia felice, ricordo quello sguardo duro di mia madre che mi trapassava di parte in parte ed io mi sentivo così piccola e fragile, un topolino nelle grinfie di un gatto. Sentivo che mia madre non mi amava, ne ero certa. Ero una fuori luogo e malgrado facessi di tutto per conquistare il suo amore ogni impresa mi sembrava vana. Mi parlava in modo severo ed io scomparivo in un angolo buio. Come una mendicante elemosinavo amore, un sorriso, un abbraccio. Ma perché mi aveva partorito? Perché non riuscivo a scalfire quel muro che ci separava? Lei era una donna materialista, dava importanza soltanto alle apparenze. Mostrava la sua bella facciata agli altri ma coi figli aveva un cuore duro come la pietra. Comprava dolcini e caramelle da offrire agli ospiti, che poi raramente venivano a trovarci, ma noi non potevamo toccare. Ricordo che una volta rubai una caramellino di zucchero e la nascosi sotto al mio cuscino, la notte con la paura che mi scoprisse la misi in bocca e iniziai a succhiare quella dolcezza talmente avida che mi andò di traverso. Mi alzai impaurita e corsi nella sua camera in cerca di aiuto, mi sentivo soffocare ma lei mi cacciò via in malo modo ed io piansi tutte le mie lacrime disperata. Sarei potuta morire, tanto a lei non importava, pensai con rammarico. Una volta avevamo ospiti a pranzo e mentre apparecchiavo scheggiai un piatto, lei se ne accorse e con cattiveria me lo ruppe in testa davanti a tutti, ma il dolore fisico che provai era niente in confronto allo squarcio dell’ anima che si era creato. Come aveva potuto picchiarmi davanti a tutti? Corsi in camera mia, mi mancava l’ aria, mi mancava la terra sotto i piedi, mi sentivo così inutile e inadeguata come se fossi un peso per lei. Non mi voleva, non mi amava. Ma io ero sua figlia?

Mio padre era diverso anche se succube di mia madre, lui mi voleva bene era un buon uomo ed io avrei voluto stare sempre con lui lontana dalle sue grinfie. Ricordo un giorno tornando da lavoro mi portò in regalo un anellino d’ oro che aveva trovato, mi si illuminarono gli occhi per quel regalo inatteso ma mia madre con cattiveria me lo strappò di mano urlandomi “ questo è mio non lo devi più toccare”. Stetti zitta, delusa, con le lacrime soffocate in gola che mi strozzavano. Era un amore odio quello che provavo, una parte di me cercava il suo amore e avrei dato chissà cosa per un suo abbraccio, una sua carezza ma, dall’ altra la odiavo con tutte le mie forze, con tutta la rabbia che avevo in corpo per il male che mi stava facendo. Avrei voluto che soffrisse, che sentisse la mia mancanza ma l’ amore filiale non c’ era.

Ascoltavo con invidia le mie amiche quando parlavano della loro mamma e di quanto si sentissero amate e protette . Mi ero convinta che magari mi avessero scambiata alla nascita e fosse per quello che lei non sentiva il legame filiale. Sognavo che la mia vera madre un giorno scoperta la verità mi venisse a riprendere da quella famiglia che non era mia. Mi immaginavo un abbraccio che mi facesse mancare il fiato, così forte da stritolarmi eppure felice, finalmente amata come una figlia. Ma il tempo passava ed io crescevo in quella casa estranea e mi rinchiudevo in me stessa sempre più a riccio. I miei pensieri li tenevo ben nascosti nel profondo dell’ anima, mi guardavo allo specchio cercando un lineamento o un segno particolare che mi potesse assomigliare a lei, la scrutavo di continuo di nascosto ma niente, io mi vedevo così diversa da lei. No, non è lei la mia vera madre mi ripetevo in continuazione. Era una maniaca della pulizia, sempre a lucidare, tutto doveva essere perfetto e in ordine, neanche uno spillo fuori luogo. Il mio vestitino sempre lindo, dovevo stare attenta a non sporcarmi per non farla dispiacere. Mostrava a tutti con orgoglio la sua bella casa pulita e linda come se solo quello fosse di primaria importanza. Avrei voluto che lei capisse che c’ erano altri valori da coltivare e che le soddisfazioni della vita non si limitano ad avere una casa pulita e i figli sempre in ordine. Lei aveva una bella famiglia, un marito che la amava eppure quella fissa maniacale non le faceva godere i piaceri della vita. Quell’ odore di pulito mi faceva venire la nausea, mi faceva star male, pensavo che lei la vera sporcizia l’ avesse nell’ anima e che malgrado provasse a scrostarla lei non ci riuscisse. A volte mi alzavo la notte e rimanevo davanti alla sua porta incerta, avrei voluto aprirla e infilarmi nel suo letto piano piano senza che lei se ne accorgesse per sentire un po’ di calore, il suo calore il suo odore, ma poi ritornavo nella mia camere delusa per non aver osato. Guardavo mia sorella che dormiva beata nel letto e pensavo che forse lei si sentiva amata e invidiavo il suo sorriso nel sonno. Forse ero io che travisavo le cose, ma perché mi sentivo così poco amata. Stavo ore e ore a fissare il soffitto, il sonno tardava a venire, sentivo un gran freddo nell’ anima e malgrado mi coprissi non sentivo calore. Ero un’ estranea in casa mia, o forse ero una bambina cattiva e per questo motivo nessuno mi amava, neanche mia madre.

Tante volte mi sono chiesta se fosse solo colpa mia quel sentirsi sempre fuori dalle righe. Il rapporto con mia madre era pessimo, con mia sorella non ne parliamo, per ogni marachella lei incolpava me ed io me ne stavo zitta e subivo i rimproveri di mia madre . Ci sono cose o avvenimenti che ci segnano a vita e ci fanno essere le persone che siamo. Cicatrici che ci portiamo dentro, che a volte si rimarginano ma altre volte riaffiorano in superficie sanguinanti e scalzi ci inciampiamo. Perché noi siamo il nostro passato, quel passato che ci ha definito e forgiato, ed io mi sento un ramoscello fragile in balia del vento.

Ero adolescente, una ragazzina fragile e magrolina coi capelli lunghi a coprire le spalle. Mi guardavo allo specchio e mi sentivo come il brutto anatroccolo. Mia madre continuava a trattarmi con freddezza e a ripetermi che non ero buona a nulla, io non ero brava come mia sorella che brillava a scuola o come mio fratello che era il suo cocco, io ero inutile, non ero capace di fare qualcosa di buono, ero cattiva, e quasi mi ero convinta sempre di più che lei avesse ragione. E più passavano i giorni più sprofondavo nel buio. Fu allora che iniziai a frequentare “ cattive compagnie”, come lei le chiamava. In me nasceva forte la ribellione e iniziai a contraddirla per farle dispetto. Volevo che anche lei soffrisse, volevo che anche lei provasse quel senso di impotenza che mi stava schiacciando. Pensavo che quelle amicizie mi avrebbero fatta star bene, e più mia madre mi rimproverava e più io le disobbedivo con cattiveria. Iniziai a diradare la scuola, con gli amici stavamo mattinate intere nei vari locali della città a bere e fumare, come se avessi voluto affogare il mio malessere senza riuscirci. Mi sentivo come una barbona che mendicava amore, ma ovunque mi giravo il vuoto mi stringeva.

Mi sentivo sprofondare sempre di più in pozzo profondo, io cercavo in tutti i modi di risalire ma la mia vita non aveva senso, la mia vita era inutile. Se fossi morta nessuno avrebbe sentito la mia mancanza. Vedevo nero, tutto nero. Ma anche per morire ci vuole coraggio pensavo. Mi facevo del male, cercavo la morte come una liberazione e iniziai a prendere farmaci in dosi eccessive finché un giorno al rientro da una festa con i soliti amici ebbi un brutto incidente, due mie amiche morirono sul colpo, il ragazzo che guidava se la cavò con poco mentre io in cattive condizioni fui ricoverata in rianimazione, coma dissero e poi frattura scomposta al bacino, frattura all’ anca, contusione alla testa e una brutta lesione al polmone. Rimasi 20 giorni in coma tra la vita e la morte, non so neanche io perché mi risvegliai. Le mie amiche erano morte, loro che avevano tanta voglia di vivere. Ricordo mia madre, un giorno venne a trovarmi, pensavo che vedendomi così malmessa magari mi avrebbe dato un po’ d’ affetto, invece le sue parole taglienti come lame mi trapassarono la carne di parte in parte:

-“ forse era meglio se morivi anche tu”

-Sì dissi io, sarebbe stato meglio. Io sono viva ma sono morta dentro, pensai.


Paola Pittalis 30/08/2017 17:42 1087

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.

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Nota dell'autore:
«Racconto premiato con una menzione d'onore al concorso internazionale "Filippo Maria Tripolone" 2017»

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Amore
Un'altra occasione
Ti scrivo una lettera che mai spedirò
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Poesie

Amicizia
Anima senza più dimora
Amore
Eppure mi sei dentro
Assenza
Dentro ad un pensiero
A un passo da te
Ancora noi
Forse non sai
Fuori dalla tua Orbita
Scucita
Celato desiderio
Abbracciami forte anche solo la prima ed ultima volta
Ogni volta
Voltati
Dentro al mio respiro
Niente è come sembra
Neoplasia d’amore
E poi ritorni
Inciampo
Lievito piano
Fisso la tua immagine
Fratture
Come fossili
Trasparenze
Tua
Sono stanche queste braccia
Fra te e me
Distanze
Son qui
Ti lascerò volare
Abiterò il tuo sogno
Amore puro
Anime
Sapremo un giorno
Raggiungimi
Correnti impreviste
Cuori nel vento
Guardando una tua foto
Dall'altra parte
Siamo
Umile serva
Sulla battigia
Pensiero gitano
Ti ritrovo lì
Come una mendicante
Del mio tempo
Pensami
Questo amore
Ti cerco
Forse
Ama ragazzo
Le sfumature degli addii
Di te rimane
La tua presenza
Ho visto
Perduti
Sentirai di me
Eco
Ossessione
Gelo
Taci
Ultimo atto
Nel mio sogno
Ascoltami
Non cercarmi
Portami al mare in inverno
Briciole
Lo dirò al mare
Dalla tua bocca
Voglio mancarti
Un'altra luna
Alza il tuo sguardo
Avrò tempo ancora
Delicato amore
Ti aspetto
Amore fuori tempo
Se un giorno
Ti amerò col vento
In bilico
Un amore lontano
Come un mare in burrasca
Ho dormito con te stanotte
Ceneri
Brevi
Tutto si ferma
Immobile
Soli
Nell'incrocio di sguardi
E poi il nulla
Intermittenza di vedute
Zone d'ombra
Ghiaccio e sale
Ai confini
Appagata è la coscienza
Come una clandestina
E sei
Non è
Dialettali
Non nos abasciamus
Fritta comente sa morte
Cando su dolore
In die de Nadale
Ninna nanna
Donne
Dormiva la bimba
Quel freddo Gennaio
Mea culpa
Amore malato
Non ci pieghiamo
Scarpette rosse
Le stesse mani la stessa bocca
Erotismo
Unione perfetta
La tua bocca
Famiglia
Ricordi sbiaditi
Libero
Latte e borotalco
Le tue rughe
Prima di dormire
Festivita'
Rintocchi di morte
Luci di Natale
Haiku
Haiku
Haiku 14
Haiku 11
Haiku11
Haiku 10
Haiku 9
Haiku8
Haiku 7
Haiku7
Senza titolo
Haiku5
Haiku4
Haiku 2
Haiku
Impressioni
Bagliori di madreperla
Nebbia
Pressing
Spenti occhi
La visuale non cambia
Senza colpa il peccato
Dipinto su tela
E poi
Era amore
Risveglio (la morte ti dorme accanto)
Pioggia liberatrice
Introspezione
Dammi il tuo dolore
Piegata
Nuda
Dissonanze
Amputata
Margherite e papaveri
Umida di pianto
Ho un dolore composto
Sfiancata
Muri di pietra
A piccoli passi
Tutto si capovolge
Sei parte di me
Ti penso
La mia poesia
Ci sono giorni
Ho provato a guardare dentro ai tuoi occhi
Ma io non ho paura
Che mi resta
Come corvi
Sbatte forte il vento dei ricordi
Ti ritorna
Respiri
Rimane lì
Aspettami
Terra arida
Che dirai
Mentre scrivo
Fino all'ultimo respiro
Presenze
Credevi d'impazzire
In punta di piedi
Pensieri
Malinconici pensieri
Io sarò là
Morte
Apnea d'un dolore
Calle e girasoli
Tu non dire
The end
La città della speranza
Natura
Anno nuovo
La ragnatela
Tramonto sul mare
Magia di primavera
Ribellione
Straniera
Riflessioni
Ladro di sogni il destino
Nei tuoi occhi il vuoto
Se un giorno
Squarci
E' l'attesa
Senza radici
Rimani
Se di te non si riempie più lo sguardo
Ho abbracciato il tuo dolore
Ti chiedo scusa
Lo stesso vestito
Inferno
Alti e bassi
Non conti più
Che rimane
Distratta
Nel buio della notte
Caro il mio dolore
Quando tutto tace
Ancora e ancora
La madre
Il cappellino blu
Niente
In un giorno qualunque
Dove vanno a morire
Il dolore non fa rumore
Ancora si muore
Rinascerò
Sangue sull'asfalto
Tu lacrima
Sola
Buio
Chiusa nel tuo mondo
Sociale
Eremiti
Sopravvissuti
Che colpe hai tu bimbo
Castigata
Le urla degl'innocenti
Spirituali
Un senso di pace
Vacanze
Inseguo ancora le tue orme


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